lunedì 3 giugno 2019

Cercando il selvatico a Trieste

Il luogo di cui vorrei parlarti è una città e non lo è. E' qualcosa che sta sul limite tra centro e periferia, periferia e bosco, bosco e foresta, Italia e Slovenia e Slovenia e Croazia,  Ovest e Est, tra domestico e ignoto. Ti ci porterò, però pazienta.

Comincia così, come con un cenno di intesa prima dei passi da fare in compagnia, prima delle storie che viene bene raccontare seduti intorno a un tavolo, sollecitate magari da uno di quei rossi aspri del Carso. Perchè non è un saggio, Trieste Selvatica, l'ultimo libro di Luigi Nacci (per la collana Contromano di Laterza). Non è nemmeno una delle tante guide più o meno emozionali, più o meno letterarie, scritte su una città che in questo modo ha affollato gli scaffali delle librerie.

E certo ci sono i fantasmi di Umberto Saba e James Joyce, certo  ci sono i ricordi del porto asburgico e della Grande Guerra, di Sissi e dei caffè storici. Ma Luigi è prima di tutto un viandante irrequieto e curioso, che sa mettere insieme le biblioteche e i sentieri, che si lascia tentare dai dettagli e dai margini.

Questo libro è come lui, divagazione e attrazione, vagabondaggio e rivelazione. E lui ci accompagna davvero dentro una Trieste che è la sua Trieste ma che è anche una città che tutti noi possiamo provare ad abitare poeticamente.

Soprattutto là dove passano in secondo piano liturgie e maniere da signori, vezzi da salotto e discussioni di notabili. Meglio inoltrarsi tra vicoli e bordelli, respirare l'aria delle osterie, intrecciare chiacchiere di vino e parole smarrite, mescolarsi al sudore e ai canti. Cercare il selvatico, appunto, nella città che per noi non triestini rimane condensato della Mitteleuropa, nostalgia di una Vienna in minore. Noi che abbiamo per la testa Miramare, piuttosto che i vecchi moli e le fabbriche. 

Quel selvatico che ancora di più cinge Trieste da ogni lato, per fare città di terra di una città protesa nel mare, macchia mediterranea e anticipazione di Alpi, oltre le gru e le ciminiere.

Trieste che non è più Trieste senza il Carso, con le sue storie di confine, i suoi popoli - su tutti il mistero dei Cici - i suoi orsi.



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