martedì 4 giugno 2013

Quando i "clandestini" eravamo noi

La feccia del pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti.

Bel paese, brutta gente, dicevano noi. E non c'era vizio o delitto che non veniva rinfacciato, soprattutto se si trattava di italiani che avevano abbandonato la loro terra per cercare fortuna altrove. Ladri, assassini, stupratori, sudici, scansafatiche, sobillatori, fanatici delle peggiori cause, terroristi per anarchia e per sete di sangue....  questo erano gli italiani, soprattutto gli italiani all'estero, i clandestini (davvero extracomunitari) di tempi nemmeno troppo lontani, solo che abbiamo fatto la svelta a cancellarne la memoria.

Per questo oltre che intrigante è assai salutare la lettura de L'orda di Gian Antonio Stella, con il suo sottotitolo già particolarmente eloquente: Quando gli albanesi eravamo noi. E anche se qualche anno è passato dalla sua pubblicazione, è libro ancora incredibilmente attuale, come è, o dovrebbe essere, la considerazione per ogni pregiudizio che alligna tra di noi.

Non c'è stereotipo rinfacciato agli immigrati di oggi che non sia già stato rinfacciato, un secolo o solo pochi anni fa, a noi.

Così dice Stella: e non è un pamphlet, quello che ci propone. Ma un libro rigoroso, spietato, doloroso, che ci accompagna in secoli e secoli di campagne stampa e linciaggi, sentenze già scritte e discriminazione. Roba di ieri, sembra oggi.





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