sabato 31 luglio 2010

Troppo pessimista per fare jogging nel parco

Curioso, questo dibattito estivo su Emil Cioran, il filosofo e scrittore rumeno (o forse meglio dire apolide) che a buon ragione può ambire al titolo continentale (se non planetario) di pessimismo. Per dire, un intellettuale che vedeva nell'idea del suicidio l'unica cosa che rende sopportabile la vita.

Non sono tra coloro  che cercano effetti anestetizzanti nella lettura, ma Cioran è un po' troppo anche per me ed è un bel pezzo che non più il coraggio di aprire le sue pagine. Però qualche tentazione ha fatto capolino, ora che il grande pessimista viene accusato di aver fatto cose "troppo" normali nella sua vita, e magari di essersele fatte anche piacere.

Insomma, dicono, da non credere ai propri occhi. Cioran meditava notti intere sul suicidio ma poi la mattina andava a fare jogging a Parigi, nel Jardin du Luxembourg. Distillava sentenze irrevocabili come L'unico modo di conservare la propria solitudine è di offendere tutti, prima di tutti coloro che si ama, ma poi sapeva costruire una piacevolissima relazione con una donna più giovane di lui.

Possibile? Ammissibile? Ma insomma, fermo restando che c'è di meglio di cui discutere, fermo restando che Cioran, mi pare, silimitava ad assimilare l'"idea di suicidio" a una sorta di libertà intellettuale, non so, ma mi sembra che serva davvero poco giudicare un'opera dalla vita del suo autore.

Come se dovessimo liquidare i versi di Giacomo Leopardi una volta scoperto che il diretto interessato non disdegnava banchetti e amanti.

Insomma, sono con Antonio Gnoli, che oggi di Cioran scrive:
Scopriamo, così, che il maestro dello sconforto, fuori dalla sua mansarda parigina, amava scherzare sul proprio pensiero. Che resta nondimeno grande. Al dispetto del suo lato sconosciuto e delle polemiche di mezz'estate.

E mi verrebbe da aggiungere: se davvero ci scherzava sopra, mi sa che la persona mi sarebbe piaciuta più di un maestro che diceva cose così:  Non vi è che questo pullulare di moribondi affetti da longevità, tanto più detestabili in quanto sanno organizzare così bene la loro agonia. Aiuto!

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