venerdì 16 febbraio 2018

Nelle mappe la storia e il sogno del mondo

L'impulso a disegnare mappe e carte geografiche è un istinto umano fondamentale e immortale. Dove saremmo senza?

Ecco questa è una buona domanda, anche se non è facile darle risposta. Ma le buone domande, si sa, sono quelle che in genere mettono in movimento il cuore e la testa, senza in realtà assicurarti un punto di arrivo. Vale anche per questo straordinario libro, in cui è meraviglioso immergersi, con la sensazione di abbracciare l'intera storia del mondo attraverso la visione che del mondo l'uomo ha avuto.

Da Tolomeo a Google Earth, dalla carta tedesca che per prima volta chiamò America il Nuovo Mondo alla proiezione di Peters che negli anni Settanta del secolo scorso provò a ripristinare un giusto rapporto tra i continenti, quando si cercò di scrollarsi dalla visione eurocentrica e di tutto ciò che essa aveva comportato. La mappamundi di Hereford, le opere di arte di Mercatore e Joan Blau, e molto molto altro.

Tutto questo potrete trovare ne La storia del mondo in dodici mappe di Jerry Brotton (Feltrinelli), libro bello anche da vedere e da sfogliare, ma soprattutto libro appassionante come un romanzo della conoscenza, capace tra l'altro di rimettere in discussione quel poco di certo che ci portiamo dietro. Figurarsi, anche il nord non è sempre stato dove siamo convinti sia sempre stato e non esiste in effetti nessuna ragione puramente geografica per orientare le mappe come facciamo.

A non venire mai meno è proprio quell'istinto fondamentale, quel bisogno essenziale cui le mappe provano a rispondere: imporre un ordine e una struttura allo spazio smisurato, apparentemente illimitato, del mondo conosciuto.

Così essenziale questo bisogno che un tempo a chi realizzava le mappe o a chi semplicemente le possedeva era conferito una sorta di potere arcano, magico. E che di fronte a esse, ancora oggi, si compie il miracolo di tornare bambini, pronti alla meraviglia, pronti a saltare sul tappeto volante destinazione altrove.

Ps: neanche a dire,  per me è stato un libro necessario e insostituibile per scrivere le pagine de Il sogno delle mappe,  il mio titolo nella Piccola filosofia di viaggio di Ediciclo.

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