sabato 25 marzo 2017

Mare calmo, correnti sotto, dopo la guerra in Bosnia


Nel posto dove sono nata sarei anche potuto venire al mondo come bosniaca. Sarei stata la stessa persona, eppure tu mi avresti guardata con occhi diversi - come vittima. In quanto serba, tutti mi vedono come potenziale carnefice, senza sapere niente della mia vita e dimenticando che ci sono vittime anche tra i carnefici e che le vittime diventano carnefici nel momento in cui ne hanno l'opportunità.

Ecco, forse basterebbero queste cinque righe, per consigliarvi la lettura di Mare calmo di Nicol Ljubic, giornalista nato a Zagabria ma che vive e lavora in Germania e che in tedesco scrive. E che tedesco a tutti gli effetti è, non fosse che presumibilmente si porta dietro le memorie e le ferite dei Balcani da cui proviene, passato con cui non è facile fare i conti.

Nemmeno quando il presente è quiete (apparente) dopo la tempesta, mare calmo, appunto. Sotto si agitano sempre le correnti.

Ed è questa anche la storia del libro. Che è una storia di amore di due ragazzi per cui la guerra in Bosnia potrebbe essere un ricordo sfocato di infanzia, ciò che i padri e i nonni raccontano, qualora non preferiscano il silenzio. Ma cosa succede se i due appartengono - brutto questo verbo, ma è il caso di usarlo - se appartengono a storie diverse e contrapposte del mattatoio in Bosnia? Cosa succede se il padre di lei viene accusato di crimini di guerra e consegnato al Tribunale dell'Aia per il processo?

Sulla trama non aggiungo niente - leggetelo piuttosto questo libro, con cui l'editore Keller ancora una volta ci accompagna nelle letterature e nelle storie di un'Europa che conosciamo meno e che talvolta addirittura stentiamo a riconoscere tale.

Leggetelo - per scoprire ciò che si agita dopo i naufragi, ciò che rimane come cicatrice anche dopo la lunga convalescenza. E per inseguire, fa sempre bene, le parabole dei sentimenti e delle singole vite allorché si scontrano con i muri della Storia. 

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