mercoledì 27 maggio 2015

Il fango degli uomini e il fango dell'Arno

Firenze, ultimi giorni di ottobre del 1966, un anno che ha cambiato la storia della mia città. Piove, piove ininterrottamente. L'Arno si gonfia e comincia a destare preoccupazione. Intanto un bambino scompare all'uscita di scuola e si fa alla svelta a capire che ci sarà poco da fare.

A indagare è lui, il commissario Bordelli, un personaggio che è bello seguire di storia in storia, con il tempo che passa, incide rughe e delusioni, mentre anche gli altri cambiano e con loro tutta una città.

Bordelli, uomo che ha combattuto i nazisti e che certo non si ritrova a suo agio nell'Italia del dopoguerra. Più che la carriera vorrebbe stare in pace con se stesso e magari mettere ordine a a una vita con troppi amori infranti e troppe abbuffate solitarie in osteria. Ma ora c'è da scoprire cosa è successo a quel bambino.

Più intuizioni che indizi, ma l'indagine va avanti. E quanto fango che c'è in questa città, capace di rompere gli argini del vivere civile: nostalgici delle squadracce fasciste e pedofili. Peggio del fango che sta per sommergere Firenze, con l'alluvione.

E ci sono anche quei giorni - che è bene non dimenticare - in (Tea), a mio parere il più intenso e struggente tra i romanzi di Marco Vichi. Da leggere.
Morte a Firenze

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