lunedì 2 febbraio 2015

Un reporter che non vorrebbe mai raccontare quella storia

Scrivere mi serve quanto a te serve ciò che hai nel bicchiere. Se posso scriverne, vuol dire che posso capirlo. E posso seppellirlo. E' l'unica cosa che voglio fare.

Dopo alcune letture decisamente impegnative, avevo voglia di tuffarmi in un thriller, comuneuq in uno di quei libri dove viene da bruciare una pagina dopo l'altra, per vedere come andrà a finire. Non so voi, ma è anche libri del genere - e di genere - che ritrovo nelle istantanee che ritraggono il piacere della lettura anno dopo anno. Che so, pomeriggi casalinghi con la pioggia battente fuori, influenze con il mal di testa che molla la presa giusto per goderti un romanzo, non troppo difficile però.

Questa volta la scelta è caduta su un autore come Michael Connelly e il suo Il poeta (Piemme). Giusto per la quarta di copertina, a solleticare il mio immaginario:

JackMcEvoy fa il reporter di nera. La morte è il suo mestiere. Ma ci sono storie che nessuno vorrebbe  scrivere. Storie a cui nessuno vorrebbe arrendersi...

Ecco qui, giusto quello che cercavo. E poco importa se tutto sommato la trama si scioglie prima del tempo. Tra queste pagine non c'è solo un omicida seriale da individuare e catturare. C'è per esempio il mondo del giornalismo americano mobilitato su un caso da prima pagina, mondo visto e raccontato dall'interno. E c'è l'Fbi, con i suoi mezzi, le sue procedure... solo per dire, tanto per dare una spinta al tuffo nella lettura.

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