lunedì 3 novembre 2014

Nel niente più niente d'America, dove sono nato

Con le giuste cartine geografiche e una bacchetta in mano so che potrei convincere anche le teste più esigenti che quando il vasto e insanguinato puzzle che era il quadro dei confini regionali di questo paese si è compattato più o meno nella sua configurazione attuale dopo la Guerra Civile, qualcuno ha lasciato cadere un frammento, che a sua volta ha creato un vuoto, e hanno chiamato quel vuoto "Indiana centrale".

Non sto cercando di dire che lì non c'è niente. Sto cercando di dire che è proprio il "lì" a mancare. 

Pensateci: mettetevi a pensare con criterio. Qual è il niente più niente d'America? Il Midwest, no?

Ma quando arrivate nel Midwest, scoprite che tutti i vari niente hanno pretesa di esser qualcosa. Ci sono le pianure solitarie dell'Iowa. In Michigan c'è una canzone di Gordon Loghtfoot. L'Ohio si aggrappa alla sua mediocrità vagamente comica, al suo essere medio. Tutti hanno qualcosa.

Invece ora vi invito a chiudere gli occhi, e quando dico "Indiana"... schermo vuoto, giusto?

E stiamo parlando dell'Indiana in generale, che comprende il sud dell'Indiana, dove sono cresciuto, e il nord, che tocca  uno dei Grandi Laghi. Non abbiamo ancora ristretto il campo all'Indiana centrale. 

L'Indiana centrale? E' come dire: "Dove sei?". Boh, non c'è niente. "Ecco, sei arrivato". 

(da John Jeremiah Sullivan, Americani, Sellerio)

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