lunedì 28 aprile 2014

Camilleri e quel "ma" che spiega tutto

Ma c'era la mafia.

Già, perchè cercare spiegazioni più complicate? Ci sono storie così aggrovigliate che pare di non poterne mai venire a capo, tante sono le forze in gioco, le questioni irrisolte, le evenienze e gli imprevisti. E ci sono storie così semplici, che per dipanarle basta un'avversativa. Per dipanarle e prima ancora per darle un verso una volta per tutte. Un "ma" che anche i bambini: una sillaba e poi quella parola che spiega anche troppo. C'era la mafia, come no. Eccome, se c'era.

Ruota intorno a questa sillaba, La banda Sacco, piccolo grande libro con cui Andrea Camilleri lascia a riposo il suo commissario per addentrarsi in una pagina di storia della sua Sicilia. Per raccontarci di come l'impossibile possa diventare possibile, in terra di mafia. Perfino che una famiglia di onesti lavoratori, capaci di costruire una bella impresa con la forza della fatica e dell'ingegno,finisca per diventare una banda da far fuori a ogni costo, da seppellire col piombo e gli anni di galera.

Storia di mafia, certo. Però intorno a quel "ma" girano un bel po' di altre cose. Mica solo che la mafia vive di vendette, questo è risaputo. Ma che i nemici di mafia diventino nemici dello Stato, questo è un po' meno scontato. Eppure quale rete di complicità, connivenze, silenzi interessati in questa storia...

Storia vera, storia desolante. Storia raccontata in un impasto di italiano e di dialetto che arriva dritto al cuore. Storia che basta a se stessa, non ha bisogni di ricami sopra, come nei libri di Leonardo Sciascia. Storia che riguarda tutti, come no. Sicilia metafora dell'Italia, diceva Sciascia, appunto....




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