venerdì 28 marzo 2014

La bellezza del racconto scritto sulla neve

E' la storia più leggera, perchè raccontata con parole fatta di neve. La storia più fragile, perché destinata a svanire con il sole del giorno dopo. Però conta, eccome se conta, allo stesso modo delle manciate di sillabe che compongono un haiku giapponese: che è vero, possiamo ritrovare anche sulla pagina di un libro, ma che in realtà contano per il momento in cui prendono forma, potrebbero svanire l'istante dopo, però basta quell'istante di bellezza.

E' questo che mi è venuto in mente leggendo la notizia di un racconto scritto sulla neve a New York, in Prospect park, cuore verde di Brooklyn su cui si affacciano le abitazioni di scrittori come Paul Auster e Jonathan Safran Froer.

Lo ha scritto Shelley Jackson, scegliendo un titolo che, visto il contesto, non è particolarmente originale, però rende: Snow. Lo ha fatto lo scorso inverno, incidendo con la mano o con un ramoscello, le parole sulla neve fresca.

Avvicinarsi troppo alla neve è dimenticare cos'è, disse la ragazza che piangeva fiocchi di neve....

Ecco, ho letto che cominciava così. Non ne so più niente, non so come continua, perché le sue 805 parole sono evaporate. Il sole dopo la nevicata. E mi pare, la bellezza della scrittura che abbraccia il mondo intero.

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