lunedì 16 dicembre 2013

Parlando di Joseph Roth una sera al circolo Arci

Non aveva nessuna professione, nessun amore, nessun desiderio, nessuna speranza, nessuna ambizione e nemmeno egoismo. Superfluo come lui non c'era nessuno al mondo.

L'altra sera al circolo Arci di Peretola, un posto che con i libri sembra aver poco a che fare, perché qui ci si viene semmai per una partita a biliardo, per leggere il giornale del bar o per consumare una pizza al ristorante del seminterrato. Le consumazioni sono riservate ai soci e la cosa è segnalata anche in cinese, perché qui siamo già nella piana, tra Firenze e Prato, a due passi dalla più grande comunità di Italia dei figli del Celeste Impero. Fuori, per diversi chilometri, non c'è una libreria né una biblioteca pubblica.

Però è una sera diversa dalle altre. E' il primo appuntamento del gruppo di lettura Al libro al libro, che proprio qui ha deciso di tenere i suoi incontri. Uno al mese e per ognuno di essi un libro. Titolo deciso la volta via, perché ci sia tempo di leggere e di prepararsi alla discussione.

Così ci sono una ventina di persone, nella stanza giusto di fronte al bar, venute con il libro del mese sotto il braccio: Fuga senza fine di Joseph Roth, un libro su un  sottoufficiale che nella Grande Guerra perde tutto, perfino il nome. E che ritroverà poco di se stesso anche quando le armi finalmente si placheranno.

E meraviglia, si discute insieme di un libro. Non tra i soliti amici, che già ai tempi del liceo avevano questa fissazione e magari preferivano far notte in vineria discutendo di Brecht o di Joyce, piuttosto che avventurarsi in una festa. Si discute tra persone che prima nemmeno si conoscevano, di cui ancora si ignora il nome. E si discute molto, e bene. Maneggiando con cura la sensazione che inizia a farsi largo e che è la più bella: leggere, dunque, non è un'attività solitaria, la lettura può creare relazioni, contesti sociali.

Si discute e alla fine è come se perfino Joseph Roth si fosse seduto tra noi. Come se in qualche modo noi fossimo una versione o una possibilità del sottoufficiale Franz Tunda. Dell'uomo alle prese con la fine di un'epoca.

Non si parla forse della nostra crisi? Non siamo anche noi smarriti, senza dover piangere la scomparsa del Kaiser e dell'Impero? E com'è che possiamo non sentirci superflui?

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