giovedì 30 maggio 2013

Quella Cina raccontata con il noir

Questo era tipico dell'ispettore capo Chen, farsi rapire da una poesia della dinastia Tang nel mezzo delle indagini su un omicidio. Forse Chen aveva bevuto troppa birra. Un mese prima, l'investigatore Yu l'avebbe presa come un'altra prova della romantica eccentricità del shuo principale. Ma quel giorno la trovò accettabile.

Dicono che Qiu Xiaolong - un nome che non mi entrerà mai per la testa - sia il maestro assoluto del noir cinese e che leggere i suoi libri sia un buon modo per conoscere la Cina contemporanea. Un buon viatico per provare la lettura, non fosse altro che per curiosità: Cina e noir, per quanto mi riguarda, finora appartenevano a due pianeti diversi.

Così ho cominciato con La misteriosa morte della compagna Guan, primo della serie, pubblicata in Italia da Marsilio, dedicata all'ispettore Chen della polizia di Shangai. E sapete? Non è andata male.

E' anche probabile che, ad aspettarsi alta tensione e delitti a raffica, si finisca per impantanarsi nella lettura, con qualche inevitabile delusione. Però che bella questa figura dell'ispettore Chen, che incrocia le indagini con i tesori della poesia del Celeste Impero. E se tanto mistero poi non c'è, intorno alla morte della compagna Guam, in fondo il mistero è tutto intorno, nella Cina che Qiu Xiaolong, ci racconta dall'interno, portandoci nei posti di lavoro, nei condomini, nelle strade del dopo Mao (siamo nella Shangai delle riforme di Deng Xiao Ping).

E potremmo anche ragionare sul fatto che l'autore da tempo vive negli Stati Uniti, e che così è tutto più facile. Ma io una Cina raccontata così non l'avevo ancora trovata. Magari ha davvero ragione chi va sostenendo che il noir può essere il romanzo sociale della nostra epoca.

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