martedì 13 novembre 2012

Il bisturi della parola per dissezionare la vita

Perché ti racconto tutto questo? Non ho una risposta da darti. Una delle mie risposte precise, brevi, "chirurgiche", come le chiami tu. E' l'emorragia della vita che bussa alle tempie. Come l'ematoma della tua scatola cranica. Adesso lo so, Angela, sei tu che stai operando me.

Pensare che mi sono deciso a leggere questo romanzo solo 10 anni dopo che si è imposto all'attenzione generale con la vittoria dello Strega e comunque molto tempo dopo che ho visto il film che ne è stato tratto. Sarà che con me funziona così, mi riesce difficile leggere un libro dopo che ho visto il film, spero che non sia solo "perché la storia la conosco già".

Ma che meraviglia Non ti muovere di Margaret Mazzantini. Un libro che ti strappa il cuore fin dalla prima pagina. Quella giornata di pioggia, il motorino che scivola sull'asfalto bagnato, la corsa in ambulanza della ragazza di 15 anni, verso l'ospedale dove lavora il padre, verso una speranza di salvezza esile come un filo di luce attraverso una porta socchiusa. 

E il padre che non entra in sala operatoria, il padre che attende fuori e cominca a raccontarsi, a raccontare se stesso alla figlia che è di là, a dissezionare la sua stessa vita come se fosse lui su un tavolo operatorio e il bisturi tagliasse l'epidermide delle certezze, delle cose che altri possono sapere di un professionista rispettabile, di un uomo di successo.

E segreti che il tempo ha seppellito ma non cancellato, ricordi che ritornano e sono lame che penetrano nella carne, sentimenti di colpa che sono il fardello della vita.

E la storia, va bene, la storia. Ma questo libro è in primo luogo la potenza del linguaggio, è la parola precisa, insostituibile, necessaria, la parola che coglie con precisione ogni emozione, come un bisturi che non sbaglia.
 

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