lunedì 23 luglio 2012

Quei libri che si perdono nella pianura

 La domanda "cos'è un lettore?" è anche la domanda su come giungono i libri a chi legge, su come viene raccontato l'incontro coi testi.


Libri trovati, prestati, rubati, ereditati, saccheggiati dagli indios, salvati dal naufragio (come la copia della Bibbia e i libri in portoghese che Robinson Crusoe - di cui sappiamo che visse alcuni anni in Brasile - recupera tra i resti della nave affondata e che porta con sé sull'isola deserta), libri che si allontanano e si perdono nella pianura.

W.H. Hudson, uno dei migliori scrittori in lingua inglese del XX secolo, ricordava così la sua giovinezza nella campagna argentina: "Romanzi non ne avevamo Quando ne arrivava uno a casa veniva letto e prestato al nostro vicino più prossimo, a circa due leghe da casa, e lui, a sua volta, lo prestava ad un altro ad altre sette leghe di distanza, e così via, fino a quando non scompariva nello spazio". 

(Ricardo Piglia, L'ultimo lettore, Feltrinelli)

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