martedì 19 giugno 2012

Fa così buio, che solo le parole sono luce

Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro dispondendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.

Sono le righe più celebri di Tristan Tzara, il poeta che nel 1918 a Zurigo legò il suo nome al dadaismo e che in realtà si chiamava Samuel Rosenstock ed era nato in Romania sul finire dell'Ottocento.

Dadaismo: cioè insurrezione estetica, parola in piena libertà, sberleffo anarchico contro ogni autorità e convenzione.

Ed è vero, a tutto questo è legato indissolubilmente Tristan Tzara. Però non è male vedere ciò che c'è stato prima e anche ciò che c'è stato dopo, in questo uomo. L'inquietudine, l'impegno civile, la parola come un lampo al crepuscolo.

Avant Dada, insomma, e questo è anche il titolo di una raccolta pubblicata dalla casa editrice Barbés. Avant Dada, ma sempre aggrappandosi alla parola, alla sua possibilità di salvezza. Quella che Samuel Rosenstock, alias Tristan Tzara riassumeva in un verso bellissimo, davvero fatto di luce:


Fa così buio, che solo le parole sono luce.

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