venerdì 2 dicembre 2011

Quando Abramo Lincoln ci insegno la brevità

Mi pare curioso che in tempi in cui il tempo è scarso e le parole sono inflazionate vadano ancora per la maggiore libri di sterminata lunghezza, come se il numero delle pagine facesse premio sulla qualità. Ma mi pare ancora più curioso che si misuri il valore e l'importanza di quanto si ha da dire sul tempo che ci prendiamo a noi e a chi ci ascolta.

Per questo mi è piaciuta la storia che Marco Missiroli ha raccontato su La Lettura, il nuovo splendido supplemento di cultura del Corriere della Sera: I due minuti che inventarono l'America. E' la storia del discorso di Gettysburg, pronunciato da Abramo Lincoln dopo la battaglia più sanguinosa della Guerra civile. Quel giorno - il 19 novembre 1863 - c'erano i famigliari dei caduti: non poteva essere un'orazione come le altre, non poteva essere la retorica della guerra.

Le autorità accolsero Lincoln spiegandogli che avrebbe avuto tutto il tempo a disposizione. Chi lo precedeva - l'ex segretario di Stato - si stava dando daffare con un intervento di due ore.

Ma quando si presentò davanti alla folla, l'applauso fu rotto da una voce: Chi ci ridarà i nostri figli?

Il Presidente si toccò la barba, guardò l'orologio, ripiegò in quattro i fogli e se li mise in tasca. In fondo, c'era bisogno di pochissime parole, per il discorso che si dice abbia rifondato lo spirito del Nuovo Mondo. E nelle parole di Marco Missiroli:


Il miglior discorso che la storia americana, e una madre del suo popolo, avrebbe ricordato per sempre era di appena dieci frasi. Durava due minuti


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