domenica 20 novembre 2011

Anche il Porcellino nel cimitero delle librerie

E dunque, anche la Libreria del Porcellino non ce la fa più, l'ho letto questa mattina sul giornale. All'elenco delle librerie che chiudono, senza prospettive di riapertura, se ne aggiungerà presto un'altra, che era quasi un'istituzione. Il Porcellino, nel cuore di Firenze, appena dietro Palazzo Vecchio, a un passo dalla fontana del Tacca dove da bambino mi capitava di gettare una monetina per inseguire qualche sogno - e la libreria era già lì, lo era da molto tempo.

Non che l'abbia frequentata molto, per essere sinceri. Le librerie sono come le amicizie, o come dovrebbero essere le amicizie, le incontri per caso, prosegui per ragioni che ti è difficile indagare, però sai che la fedeltà conta. O magari, semplicemente, il Porcellino non era sulla mia strada.

Però quando passavo lì davanti mi piaceva sbirciare, indugiare davanti alla vetrina che rimandava ad altri tempi, con tutti quei libri stipati, disordine che in realtà pareva ordine dettato dal gusto e dal piacere, non un titolo che non sembrasse scelto. Non mi consola più di tanto nemmeno che possa avere un futuro come libreria on line: è un'altra cosa, comunque.

Mi è venuta in mente la libreria di Charing Cross 84, Londra, autentica protagonista di un bellissimo film di tanti anni. Mi è venuta in mente la libreria di Buenos Aires raccontata e rimpianta da Tito Barbini nel suo bellissimo ultimo libro, Il cacciatore d'ombre (Vallecchi). Me ne sono venute in mente alcune altre, che mi mancano.

Un'altra adesso fa loro compagnia, nel cimitero delle librerie che c'erano e non ci sono più.

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