domenica 9 ottobre 2011

L'India formato famiglia di Andrea Bocconi

Mi ha sempre irritato chi scrive dell'India al singolare. Per cui non parlo dell'India, ma di un'India, una delle tante: l'India non esiste, se non come spaziotempo a dieci dimensioni che si dipana in mille direzioni, si riavvolge su se stesso e contiene infinite Indie, una matrioska gigantesca....

Ha ragione, Andrea Bocconi, scrittore viaggiatore che con i suoi libri mi ha già altre volte portato lontano, anche quando in realtà non andava poi troppo distante (penso per esempio all'intrigante In viaggio con l'asino). Ha ragione perché in realtà è sempre così: un paese sono i paesi, un plurale come i corpi che lo attraversano, gli occhi che si posano.

Lui, che tante volte è stato in India, che in India ha trovato molte cose diverse, non ha conosciuto l'India, ma le Indie.

Ogni volta era diversa nei molti viaggi, cambiava lei ed ero cambiato io: ci sono stato ragazzo di vent'anni, ci sono tornato giovane uomo in viaggio di nozze, poi fuggiasco, cercatore, e oggi ci vado con la famiglia, da padre

Allora, eccolo qui, lo sguardo diverso, quello che mancava nella parabola di vita di Andrea Bocconi. Un nuovo viaggio, con la famiglia: con la moglie e con i due figli, bambini con cui guardare di nuovo il paese conosciuto e accogliere il dono della sorpresa.

Non sarà un viaggio avventuroso - non lo vuole essere, ed è già tanto partire pochi giorni gli attentati dei fondamentalisti a Mumbai (mi immagino cosa si agiti nel cuore di un padre, benché di un padre viaggiatore).

Ma dove è scritto che i libri di viaggio devono infliggerci in continuazione avventure? Dove è scritto che lo stile deve essere sempre quello di Bruce Chatwin?

Così va bene, va benissimo. Un'altra India si distende davanti a noi. Illuminata dall'amore per un paese e prima ancora dall'amore di una famiglia, che in un viaggio non si perde e nemmeno deve ritrovarsi, tanto è già dove deve essere.

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