domenica 27 marzo 2011

Sandra Cervone e la splendida fatica della poesia





Lascerò accesa una sola lanterna.
Alla scia luminosa s’aggrappa l’amore
e vola. Da radici alle pendici. Del cuore



E' faticoso il mestiere della poesia, faticoso e ingrato, perchè si sa, eterna lamentela, la poesia non si vende, la poesia si legge poco, la poesia, soprattutto in questo nostro paese, deve accontentarsi di nicchie, alimentarsi del conforto dei pochi appassionati.

Ma la fatica non è solo del mestiere, è anche della parola poetica in quanto tale: parola che non scorre sulla superficie, come un sms o un messaggio di posta elettronica, parola che esige scavo, profondità, travaglio dei sentimenti, distacco dal superfluo. E proprio per questo parola necessaria, soprattutto in questo nostro paese, che prima ancora che alla cultura mi pare che abbia abdicato a ciò che è autentico, a ciò che dà spessore e senso.

A tutto questo ho pensato in questi giorni, leggendo e rileggendo I petali e la luna di Sandra Cervone, poetessa di  Gaeta che da molti anni oramai si cimenta con questa fatica. Con coraggio, con raffinata sensibilità, con matura consapevolezza di un lavoro poetico che cerca davvero la parola genuina, non manomessa, essenziale.

Parola mai fine a se stessa, mai isterilita in gioco formale fine a se stesso. Perché la poesia, per quanto mi riguarda, deve saper dire, deve saper strappare vita al non detto. Deve essere sangue, pulsazione, lampo di luce.

Tutto questo, ritrovo in quella bella raccolta, che arricchisce la la bella offerta di un editore bravo a scommettere sulle voci nuove come Perronelab.

Ho richiuso il libro, sprofondato nel mio divano in salotto. Ma a lungo mi sono sentito terra, terra e mare. Altri orizzonti e vento a spazzare via nubi. Come se l'aria e la luce di Gaeta, del Mediterraneo di Sandra Cervone, mi fossero entrati in casa portandomi in dono le parole della vita.






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