mercoledì 16 febbraio 2011

Quando il Molise è il viaggio felice

Ci sono molti modi di viaggiare, questo è sicuro, e non è certo tra i peggiori quello che non cerca le distanze, non macina chilometri, non pretende di regalarci a ogni costo il brivido dell'esotico o perfino dell'avventura.

Si può fare i turisti anche in Mongolia. E si può essere eccellenti viaggiatori nel parco pubblico dietro casa. Magari con meno stress e con la possibilità, invece, di cogliere quel senso della pausa che è uno dei segrei di un viaggio che fa bene.

Antonio Pascale ne è una bella dimostrazione in Non è per cattiveria. Confessioni di un viaggiatore pigro, un altro libro indovinato della collana Contromano di Laterza (ormai li acquisto praticamente a scatola chiusa). Il sottotitolo già dice parecchio. Ma che dire, se attacchi la prima pagina e dopo qualche paragrafo ti accorgi di essere di fronte a una non-guida del Molise?

Molise: non propriamente la prima destinazione che ti viene in mente. Solo a nominarlo mi sa che rabbrividiscono ufficiali e soldati semplici dell'esercito dei viaggiatori professionisti. Ma questo libro - che raccontandoci un lembo di Italia ci porta lontano anche con le seduzioni dell'intelletto - è per l'appunto anche una serena vendetta.

Sentitelo Antonio Pascale:

Quindi, riepilogando, dormo così bene che quando ritorno dalle vacanze e incontro i miei amici viaggiatori professionisti che sono andati in un posto più bello, più vivo, migliore di quello dell'anno prima, e mi chiedono, ma solo alla fine del loro eccitante racconto di viaggio, tu cosa hai fatto, io rispondo: niente. E loro notano che questo niente mi ha reso davvero felice, meno nevrotico, meno ansioso di raccontare la mia parte d'accentura, meno partecipe del mondo, dei suoi problemi, dei suoi rituali

Prendete nota. Poi cercate nel vostro personale atlante il Molise che più vi si confa.

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