martedì 15 febbraio 2011

La Spoon River del ferroviere anarchico

E' un bel libro Una storia quasi soltanto mia, un libro genuino, pulito, capace di toni sommessi e di parole che fanno bene. Bello fin dal titolo, capace di indirizzare subito sulla strada giusta e di evitare il possibile equivoco con un lampo di poesia. Perché in queste pagine è raccolta la lunga intervista che qualche anno fa Piero Scaramucci - giornalista esperto e di impegno civile - ha fatto a Licia Pinelli, la vedova del ferroviere che dopo la strage di Piazza Fontana volò da una finestra del commissariato di polizia di Milano.

Non è un libro politico, questo, non è l'ennesima ricostruzione di una storia che ha segnato l'Italia. Al centro di queste pagine c'è proprio Licia, la vedova, la donna che quel giorno del 1969  ha dovuto voltare le spalle a una vita e cominciare a impararne un'altra. Donna schiva, refrattaria a ogni palcoscenico illuminato, ma inflessibile nella richiesta di giustizia. Donna che malgrado tutto ha saputo essere porto sicuro per le sue figlie. Donna che in questa intervista è come se ritrovasse la possibilità della parola e dello sguardo interiore.

Sapete, c'è una cosa che mi ha commosso particolarmente in questa storia, che è anche la storia di una famiglia e di una Milano popolare, quella delle case a ringhiera. E' l'amore tenace di Licia e di suo marito Pino per un libro, l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

Dice Licia:

Pensa, la prima volta me lo hanno regalato che avevo quindici anni, e man mano che me regalavano una copia io regalavo quella vecchia

Dice Licia di Pino:

Rileggeva qualche poesia e ci faceva i suoi commenti su dei bigliettini, ormai per ogni pagina c'erano bigliettini, segnetti... In definitiva anche se lo leggi tutto non è che lo esaurisci, c'è dentro la storia di un paese e ogni volta può rispondere a una tua domanda: un libro di poesie serve a questo

Licia conserva ancora la copia dell'Antologia di Pino. E c'è tutta una poesia di Spoon River, incisa nella lapide della sua tomba, al cimitero di Carrara.

Non so spiegarlo, ma mi commuove. Come se la poesia fosse più tenace delle follie della storia.

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