domenica 8 agosto 2010

Una domenica mattina e quella poesia sbucata fuori

Domenica mattina che comincia così e così, domenica di lavoro, altro che mare, c'è un computer che mi aspetta. C'è di peggio e l'umore è quello che è, non il top dell'entusiasmo, si capisce da come indugio prima di uscire di casa, piantato davanti alla libreria, per l'ennesimo censimento dei libri letti e dei libri che classifico "in attesa".

Ecco, questi sono i due scaffali di poesia - un'isola a parte in una libreria tutta ordinata per case editrici, a me viene meglio così. Guardo e rimugino. Ci sono Raymond Carver e T.S. Eliot (e chissà perché a lui gli si lasciano sempre solo le iniziali), Bukowski e Majakovski (che fanno rima in modo in altri tempi sospetti), i crepuscolari e i lirici greci, Pessoa, Borges e tutti gli altri, che senz'altro meriterebbero più tempo di quanto gli dedico.

Ma guarda, ho tempo e inerzia sufficiente per aprire un'antologia. E ci sono questi versi che sbucano fuori, questi versi che riesco perfino ad acchiappare, farfalle per cui ho il necessario retino. Sono di un grande poeta polacco, Czeslaw Milosz, vai a capire perché mi piacciono questi poeti polacchi dai nomi impossibili, tipo Wislawa Szymborska (e insomma, ho appena ricordato due premi Nobel)

Si intitola Il dono, questa poesia.

Un giorno così bello.
La nebbia s'è alzata presto e ho lavorato in giardino.
I colibrì si fermavano sui fiori del caprifoglio.
Non c'era cosa al mondo che volessi possedere.
Non conoscevo nessuno degno d'essere invidiato.
Qualunque torto avessi subito, l'ho dimenticato.
Pensare che una volta ero lo stesso non mi imbarazzava.
Nel corpo non sentivo alcun dolore.
Quando raddrizzavo la schiena, vedevo il mare azzurro e le vele.

E non so dirvi perché, la poesia funziona così, ma subito dopo ho preso e sono uscito di casa. E il mondo mi è sembrato più largo e più vivo di quanto potessi presumere dal balcone di questo schermo.

4 commenti:

  1. Bei versi Paolo. C'è da dire che i polacchi sono molto poetici (con buon apace dei loro nomi), forse perché è un popolo che ha molto sofferto.
    Le sofferenze cambiano molto la visione della vita. Ciao, Louis

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  2. Che bella. La rileggo, domani voglio portarla con me (almeno provarci).

    Spero che la domenica sia poi continuata così, larga e viva, nonostante lo spazio angusto del balcone a cui, presumo, sarai dovuto tornare.

    Un saluto, Sere

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  3. Da lettore di poesia, apprezzo molto questo tuo post. Pensa che, recentemente, dovendo andare in Polonia per lavoro per qualche giorno, mi sono portato la Szymborska (antologia delle ineffabili edizioni Adelphi) e l'ho letta in treno attraversando le pianure ancora innevate (era aprile) insieme all'accompagnatrice che mi seguiva nel mio tour, una simpaticissima ragazza polacca anche lei lettrice di poesia. Un bellissima esperienza.

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  4. Grazie Marco, è bellissimo - come poesia sulla poesia - questa tua immagine del treno che attraversa la Polonia innevata e tu che ti fai compagnia con le parole della Szymborska... Anch'io ho quel libro dell'Adelphi e me lo tengo sempre a portata di mano... Sono contento di questo ponte di parole condivise tra noi, a presto,paolo

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