venerdì 30 luglio 2010

Philip Roth e quel libro scritto proprio per te

Non conosco molto bene Nathan Englander come autore - di lui credo di aver letto solo Per alleviare insopportabili impulsi - ma ieri, sul paginone centrale di Repubblica, ha scritto una cosa molto bella, che mi piace condividere con voi.

Englander parla di Philip Roth, ma soprattutto di come Philip Roth è entrato nella sua vita; di come riuscì a mettere le mani su Lamento di Portnoy nascosto in un cassetto da sua madre (donna molto religiosa ma anche amante della buona letteratura, che come si sa non è sempre moralmente impeccabile); di come scoprì un altro libro, Addio, Columbus, che lo scosse profondamente.

E' a proposito di quest'ultima lettura che dice:

Non sono più religioso per quanto riguarda la religione, ma sono profondamente religioso per quanto riguarda i libri. E vi dico che ci sono momenti di scoperta in cui capisci - non come metafora, non come esagerazione - che la storia che stai leggendo è stata scritta appositamente per te. Da qualche parte uno scrittore dà alle stampe qualcosa, e lo fa perché tu solo possa trovarlo.

Sa di miracolo, ma è così. Vale anche per tutti noi, anzi, per ognuno di noi, preso singolarmente. Perché la magia della lettura è proprio questa. Provare la sensazione che quel libro, precisamente quel libro, sia stato scritto proprio per noi. Non importa in quante copie sia stato stampato. In realtà quello scrittore ha bussato alla nostra porta ed è la sua voce ora che ci parla.

Capita di rado, ed è bene che sia così. Ma credo che se si continua a leggere è proprio per poter provare qualche altra volta nei nostri giorni una cosa così.

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