sabato 24 luglio 2010

L'America come sa raccontarla Bob Dylan

Con la mente in grande fervore, avevo perfino covato il desiderio di andare a West Point. Mi ero sempre immaginato che sarei morto in qualche eroica battaglia

Come cambiano le cose della vita, come rimbalzano sogni e ambizioni sul panno verde dove si gioca il nostro futuro. In ogni caso colpo fortunato, questa volta. Il mondo ha perso un ufficiale dell'esercito americano, ma Bob Dylan è diventato Bob Dylan, a vantaggio di tutti noi.

Conoscevo il musicista, conoscevo il poeta (perchè per me Bob Dylan poeta è sempre stato, piaccia o non piaccia la sua musica, degno candidato al Nobel per la letteratura), con Chronicles ho scoperto un altro lato ancora, quello di uno scrittore capace di scrivere un'autobiografia che non è un'autobiografia, di raccontarsi senza mettersi su un piedistallo, perfino di mostrarci un'intera epoca senza nemmeno provare a rispettare le sequenze degli anni.

Perché questo è Chronicles, un libro buono anche per chi non sopporta le canzoni di Bob Dylan, un libro che si fa leggere per molte ragioni.

Io ci ho ritrovato la storia di un ragazzo che sa cogliere il tempo che cambia e raccontarlo come pochi altri hanno saputo fare. Altro che latte e miele, altro che canzoncini su cuori infranti, motivetti orecchiabili e ballabili, anestetico per ogni coscienza.

Immorali distillatori di liquori clandestini, madri che affogavano i loro figli, Cadillac che avevano benzina solo per cinque miglia, alluvioni, incendi nelle sedi dei sindacati, buio pesto e cadaveri sul fondo dei fiumi non erano roba per i radiofili. Non c'era niente di allegro nelle canzoni folk che cantavo io. Non cercavano di piacere a nessuno e non trasudavano dolcezza. Non si facevano gentilmente portare a riva dalle onde

Quanta grande letteratura americana mi ricorda tutto questo... L'America di Woody Guthrie e delle dure battaglie sindacali, delle praterie e delle metropoli che crescono, dei padroni e dei vagabondi. L'America del Greenwich Village a cui approda un Dylan giovanissimo, ricco solo della sua chitarra. L'America di Jack Kerouac, di Allen Ginsberg, degli altri poeti irrequieti e stralunati della Beat generation.

E c'è Bob Dylan che in tutto questo è assai diverso dall'icona che ci è stata trasmessa, che non è il provocatore, non è il contestatore di professione, non è l'artista che vive ai margini nè sopra le righe, non è né il menestrello nè la rock star. Semplicemente lui, un uomo che mette su famiglia e che parla volentieri di sua moglie.

Quante cose, in questo libro.

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