venerdì 26 febbraio 2010

L'educazione siberiana di Nicolai Lilin


Nei miei momenti di relax o pulisco i miei fucili o leggo la Divina Commedia

Mi sa che in una frase come questa c'è tutto Nicolai Lilin, l'autore di Educazione siberiana, uno degli esordi più folgoranti degli ultimi anni, un libro duro, intenso, sconvolgente, un'opera che come un razzo vi deposita su un altro pianeta fin dalle prime righe. L'altra sera ho avuto la fortuna di presentare questo scrittore e questo libro, al Teatro Dante di Campi Bisenzio, nell'ambito della straordinaria rassegna Un mercoledì da scrittori (seguite i prossimi appuntamenti, mi raccomando). Sono passati due giorni e ancora mi è rimasta l'emozione di un incontro con una persona e prima di tutto con una storia di vita che non vi può lasciare indifferenti. Qualsiasi poi sia il giudizio etico e perfino politico che vogliate dare.

Di fucili e di Divina Commedia Lilin ha parlato l'altra sera, raccontando la sua storia di scrittore che sulle sue pagine riversa tutta la forza della vita vissuta, giocando fin dall'inizio a carte scoperte, senza tentativi di edulcorare, appianare, rendere le cose più gradevoli e accettabili.

Qualcuno ha paragonato Nicolai Lilin a Roberto Saviano (che per altro dell'opera di Lilin è un grande estimatore)e Educazione siberiana a Gomorra. Non so e forse non è il caso di tentare paragoni, anche perché Nicolai Lilin fa suo, o per lo meno ha fatto suo, il sistema di valori e di regole del mondo criminale che racconta.

E forse per noi è proprio questo il fatto più sorprendente e illuminante. Che ci siano regole, in questa realtà di assoluta violenza. Che ci possano essere criminali onesti e leggi criminali. Spiazza questo rovesciamento del buon senso etico. Ma spiazza soprattutto scoprire che da quel mondo di armi e risse, di regolamenti di conti e vite buttate via, possa lievitare tanta bellezza.

I fucili e la Divina commedia, appunto.

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