martedì 12 gennaio 2010

Szymborska, poesia che non mi fa più paura

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto



Trecento poesie per vincere un premio Nobel per la letteratura, diciassette per regalarci un libretto prezioso come pochi, capaci di prenderci per mano nei misteri di vita e morte, negli incanti del sentimento e nell'irrimediabilità della separazione, negli incroci del caso e della possibilità. Senza effetti speciali, senza sperimentazioni accanite, senza poesia che affoga nella poesia stessa per eccessi di ambizione e arroganza.

Non conoscevo Wislawa Szymborska, avevo colto qua e là due o tre citazioni che mi avevano trafitto con la forza della verità che è anche stupore, appunto, ma poi me ne ero guardato bene, temevo una poesia astratta, chiusa nella sua forma, poco comunicativa.

Poi l'altro giorno ho letto un'intervista che mi ha reso subito simpatica questa donna, esattamente agli antipodi della scrittrice arrivata. E ora questo libretto, che consiglio di leggere e rileggere. Fa bene perché aiuta a recuperare fiducia nel potere della parola.

Attenzione anche al significato dei due punti del titolo: sono i due punti del fare poesia. Un movimento dell'anima che nasce dalle domande, ma non si esaurisce nel punto fermo che chiude una risposta.

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