domenica 30 agosto 2009

Dalla Mongolia, spunti sui popoli nomadi


Chatwin ne era convinto: quello tra popoli stanziali e popoli nomadi è stato il conflitto di civiltà che per millenni ha segnato e indirizzato la nostra storia. Fin dalla notte dei tempi se è vero che il conflitto era già tutto nello scontro fratricida tra Caino e Abele, il pastore e il contadino.

E Chatwin su questo ha scritto cose straordinarie, facendo il tifo per i nomadi e cercando di tratterne il ricordo, ora che i tempi li hanno spazzati via quasi ovunque, ma che anche prima parevano fatti apposta per consegnare le loro vite all'oblio, loro che levavano le tende, non costruivano città mattone su mattone. Loro che recitavano poemi interi stringendosi intorno a un focolare, ma che non conoscevno la gioia e la maledizione della pagina scritta.

Ha scritto cose straordinarie, Chatwin, anche se mescolate a inquietudini che hanno meno a che vedere con le storie di questi popoli che con le sue inquietudini di uomo occidentale. Cosa su cui Tito Barbini ha puntato l'indice a proposito della Patagonia, ma che ora affronta anche Anna Maspero, di ritorno dalla Mongolia, con un bellissimo scritto sui popoli nomadi e stanziali, pubblicato sul suo blog AcomeAvventura e su Reporter.

Uno scritto che, tra i tanti spunti, offre anche una bellissima citazione di Massimo Zamboni: "Non mi fido di quelle inquietudini che non piantano alberi o non allevano animali"

Qui sotto, il link, che vi consiglio, ricordandovi anche una manifestazione che Anna ci segnala a Cantù, fino al 13 settembre, Parolario... un programma ricchissimo, in cui, tra le altre cose, si parlerà anche dei taccuini di viaggio... come a dire, il cerchio si chiude.

Nomadi e stanziali, terra e libertà

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